Da Palermo a Trapani - Raduno dal 16/10 al 20/10/2023

Palermo & Trapani. Cose (mai) viste

di Piero Fantozzi

Dopo quattro anni, grazie alla coraggiosa intraprendenza di Maurizio Scoto e di Stanislao Biondo, sono tornati nell’ottobre 2023 i raduni del glorioso 42°.
E non sono mancati gli “Evviva il 42”, nemmeno a Palermo, piazza della Marina, luogo del Palazzo della più dura Inquisizione, nonché di un ottimo pranzo.
Ma andiamo con ordine.

Alloggiati in un hotel dove la prima colazione con i dolci siciliani è da ricordare in saecula saeculorum (e che tutte le bilance siano condannate agli inferi), ci troviamo a pochi passi dal Politeama e dal teatro Massimo (terzo Teatro dell’Opera in Europa, la cui cupola fu finanziata nientemeno che dalla famiglia Florio) il giorno successivo all’arrivo eccoci al Palazzo Reale, per la visita alla Cappella Palatina.
Qui è d’obbligo il primo pubblico ringraziamento – condiviso peraltro da tutti – alla nostra guida palermitana, che con chiarezza e competenza notevoli ci illustra/commenta questa meraviglia, che fu luogo di preghiera perfino per il cattivissimo generale Patton, il quale non esitò a fare del Palazzo Reale la sua residenza. Era il 1943.
A seguire, eccoci alla Cattedrale che su una colonna reca scolpito un versetto della religione islamica. Contaminazione? Integrazione? Per me no, solo fascino di una città che, al centro del Mediterraneo, ha visto susseguirsi e prevalere le civiltà fenicia, cartaginese, greca, romana, saracena, normanna, spagnola, borbonica.
Quindi, a due passi, prima al mercato Ballarò, vero trionfo di essenze e tentazioni culinarie, poi alla Piazza della Vergogna, che poi vergogna non sarebbe nemmeno. Questo nome pare derivi dalla contestazione ai governanti dell’epoca del suo arrivo a Palermo da Firenze, nonché dal fatto che le nudità delle belle statue che ornano la maestosa fontana nella piazza non erano il massimo per le suore di clausura che abitavano nel monastero, che - suggestivo e unico - visitiamo anche noi.
Al secondo giorno, ecco il pullman, con ampi spazi per tutti ed un autista tanto abile quanto cortese, che ci accompagna per tutto il viaggio, anche poi, a Trapani e Marsala.
Destinazione Monreale, Duomo, altra meraviglia dell’arte normanno - bizantina, con i suoi mosaici composti da infinite e minuscole tessere dorate e cromatiche e dominati dal Cristo Pantocrator, che peraltro pare fosse particolarmente caro a Don Puglisi. Era il 1993.
La giornata prosegue con la visita ad una vera rarità, palazzo Butera, che vanta una notevole raccolta museale nonché una incantevole architettura e vista panoramica. Nel pomeriggio del medesimo giorno eccoci a Santa Cita, con echi culturali e storici, nonché in un’altra residenza, Palazzo Francavilla, praticamente di fronte al Teatro Massimo, il cui proprietario ci illustra storie e battaglie familiari; in mostra noto due ponderosi tomi, vocabolari siciliano/ italiano e italiano/siciliano. Se non li avessi visti non ci avrei mai creduto.
Finora tutto in pianura (salvo Monreale!), ma il giorno dopo ci aspetta l’ascesa a Segesta (fondata nel 1000 A.C. e viva fino al 1500 D.C.) prima al Tempio e poi, per fortuna, via bus al Teatro (4000 posti!) con una scenografia che ricorda quella – analoga - di Taormina. Cambia la guida, che con sapienza e pazienza ci accompagnerà fino a Trapani. Un grazie, grande, anche a lei. A parte l’impegno – di tutti - post giovanile nel salire al Tempio, mi rimane nell’animo un pesante sconcerto per la vista dello scempio che l’uomo ha fatto alla natura del luogo, a causa dell’incendio che ha distrutto ogni pianta, agave comprese. Ma l’uomo e la natura non dovrebbero aiutarsi a vicenda?
Eccoci quindi a Trapani, in un hotel moderno, elegante, abitato anche da personale NATO della vicina base aeronautica. Si sale ancora, verso Erice, il suo castello, la sua storia millenaria, la Chiesa medioevale, i vicoli – ahimè – quasi deserti, il suo incomparabile panorama.
Il giorno successivo ecco l’emozione della visita ad una nave punica (Delenda Carthago!) e ad una nave olearia romana. Einstein diceva che il tempo è un’illusione. Non ci credo. Mi riconciliano invece con l’uomo le saline, una scacchiera su uno stagno grande, le cui acque tramite mulini a vento e l’azione solare vengono evaporate per ricavarne prezioso sale. Ma le cantine Florio, in un baglio a Marsala, sono una vera cattedrale, e non vi mancano i doni che Garibaldi lasciò ai Florio in riconoscenza dell’appoggio all’impresa dei mille.
Cena conclusiva in un elegante e raffinato ristorante di Trapani, con a seguire i doni dei generosi organizzatori: foulard, targhe, ottimo sale aromatizzato (averne in zucca non fa male) e brindisi.
I raduni sono tornati.

 

PF.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 






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